Il tuo diritto di musicista ad essere pagato correttamente
- Gideon Gottfried
- 21 gennaio 2016, giovedì
I musicisti sono artisti della sopravvivenza. E' incredibile vedere come riescono a portare avanti le proprie carriere nonostante gli imprevisti, anche se sono costretti a svolgere 3 lavori allo stesso tempo. E una volta che l'industria musicale si accorge di loro i musicisti vengono lasciati al loro destino. Gli accordi di riservatezza non permettono agli artisti di comprendere a pieno i termini di utilizzo della loro musica (!!!), le etichette amano applicare termini contrattuali obsoleti che non sembrano calcolare la differenza tra digitale e fisico, e se un artista non fa i proprio compiti a casa potrebbe essere derubato.E stiamo solo parlando degli artisti che si esibiscono, quelli in primo piano. I musicisti di sessione, che spesso non sono parte integrante di una band ma contribuiscono alla riuscita del brano vengono spesso dimenticati. Spesso ricevono una tariffa fissa per il tempo speso in studio, e questo è quanto. Nella maggior parte dei paesi esiste il diritto a un'equa remunerazione. Sia gli artisti che si esibiscono eseguono e interpretano un brano sia i musicisti di sessione che prendono parte a una registrazione possono ammendarsi a questo diritto. Ma le etichette che vogliono fare soldi a qualunque costo non si potrebbero definire tali se non volessero anche questo pezzetto di torta.
Il diritto che impera per quanto riguarda gli esecutori
Il diritto all'equa remunerazione fu istituito grazie a una direttiva UE nel 1996, afferma che chi partecipa alla registrazione di un brano (gli esecutori) ha diritto a un'equa remunerazione da parte di una società di gestione collettiva (SIAE in Italia) quando questa registrazione è trasmessa in radio (non solo in radio, ma questo è il punto più importante, ci soffermeremo dopo sul perché i servizi di streaming non possono essere considerati come quelli radio). Questo significa che tutti i musicisti guadagnano di più se il brano ha successo. La remunerazione equa può essere vista come un accordo di suddivisione del profitto.
Abbiamo parlato con Horace Trubridge parte del 'Musicians’ Union' nel Regno Unito, un esperto nel campo della remunerazione equa e musicista lui stesso: “La cosa più eccitante di questo nuovo diritto è che non può essere assegnato a terze parti. Quindi le case discografiche possono richiedere le royalty che riguardano lo streaming, i downloads o altre vendite per rientrare in possesso degli anticipi pagati agli artisti, ma non possono ottenere niente quando si tratta delle tue registrazioni trasmesse in radio, quei soldi vanno solo a te.”
Il concetto di remunerazione equa è comunque soggetto a interpretazione. Le regole esatte differiscono da paese a paese. Nel Regno Unito per esempio, il 50% delle royalty vanno agli aventi diritto, le etichette nella maggior parte dei casi. Il restante 50% va direttamente agli esecutori. Trubridge commenta: “Per la prima volta gli esecutori hanno ricevuto un guadagno al di là del loro lavoro, possiamo dire, svolto 'live'. Le case discografiche non potevano metterci le mani e dire 'ci prendiamo questa fetta almeno finché non pagherai il tuo debito con noi'. E' per questo che siamo convinti sia il diritto sovrano tra i diritti degli esecutori.”
Nel Regno Unito PPL amministra i diritti degli esecutori, in Germania è compito della GVL, in Svizzera di Swissperform. “Ma certamente se le case discografiche potessero reccogliere i soldi che PPL paga agli esecutori, li incasserebbero tutti e non ti pagherebbero neanche un soldo fino al momento in cui non recuperano i soldi spesi su di te. E questo è il punto cruciale perché ho visto moltissimi artisti e band che sono venuti da me dicendo ‘non abbiamo un soldo. L'unico modo che abbiamo per guadagnare è esibirci live, perché la nostra etichetta ci ripete che non ha recuperato i soldi spesi su di noi.' E questo è stato sempre un problema per i musicisti fino a che questo nuovo diritto non è stato applicato nel Regno Unito.
50 sterline per la linea di basso su Walk On The Wild Side
Come sopra menzionato anche i musicisti di sessione hanno diritto a un'equa remunerazione. “Herbie Flowers, per esempio, che ha suonato il basso su Walk On The Wild Side, ha ricevuto un pagamento per questa sessione di 50 sterline per quella fantastica linea di basso e nulla più. Non importa quanto famoso divenne quel disco, non ricevette nulla, fino all'arrivo di questo nuovo diritto. Questo disco viene suonato moltissimo in radio, ora lui prende i suoi soldi grazie a PPL, guadagna continuamente e penso che è questo che dovrebbe sempre accadere”, spiega Trubridge.
L'estensione dei diritti connessi alla registrazione di un brano – a cui ci si riferisce in Germania chiamandoli diritti connessi – da 50 a 70 anni ha aiutato i musicisti di sessione. “Sono troppo vecchi per suonare ancora live e quindi contano su questo flusso di denaro”, dice Trubridge. Prima che arrivasse il diritto alla equa remunerazione, i musicisti in età di pensionamento, non ricevevano alcuna remunerazione. Ci auguriamo che questo scongiuri la tua paura di invecchiare.
Assenza di equa remunerazione per lo streaming e il download
E' abbastanza stupefacente che lo streaming e i downloads non siano menzionati e inclusi nel diritto a una remunerazione equa – grazie a uno stratagemma legale in cui queste forme di consumo musicale vengono definite come diverse, per esempio, dalla radio. Mentre la radio comunica in modo attivo col pubblico trasmettendo musica, lo streaming e il download la rendono solamente disponibile al pubblico. Quindi mentre la radio si serve del controllo di comunicazione dell' artista, lo streaming e il downnload utilizzano il controllo sulla messa a disposizione (puoi leggere di più su questo argomento nel report 'Dissecting the Digital Dollar').
Prendiamolo pure per buono, ma ci possiamo certamente interrogare su come si può desumere da questo fatto che gli esecutori non dovrebbero ricevere un'equa remunerazione. “Gli esecutori vedono pochissimi guadagni derivanti per esempio dallo streaming. Noi crediamo che lo streaming non sia altro che una moderna e più sofisticata versione della radio”, conclude Trubridge.
Tutti i servizi legati alla musica dove gli utenti possono scegliere autonomamente come e dove vogliono ascoltare musica, possono essere inseriti nella categoria di “messa a disposizione”. Molti ascoltatori ascoltano e utilizzano i servizi di streaming esattamente come la radio. Anche in questo caso gli esecutori non riceveranno alcuna remunerazione equa nel senso della direttiva UE. Tutti i soldi andranno prima alle etichette.
Trattattare gli artisti correttamente
Ci sono due modi per cambiare questa situazione. O viene dato allo streaming lo stesso status che è stato dato alla radio, che significherebbe ammettere che entrambe queste forme utilizzano lo stesso controllo della comunicazione col pubblico. La seconda opzione sarebbe quella di trasformare il controllo sulla 'messa a disposizione' in un diritto alla remunerazione equa. Avremmo in ogni caso il problema che il diritto all'equa remunerazione non può essere assegnato a terze parti, in quanto opposto al controllo sulla 'messa a disposizione', che costituisce il così detto diritto esclusivo, un diritto che può essere assegnato a terze parti.
Horace Trubridge pensa che dovrebbero esistere entrambi “un diritto all'equa remunerazione e un diritto esclusivo. Nel prossimo futuro le etichette conteranno sempre più sugli introiti generati dai servizi di streaming per portare avanti la loro attività. Renderlo esclusivamente un diritto all'equa remunerazione sarebbe come privare le etichette di quasi tutti i loro profitti. Se invece fosse per una metà un diritto all'equa remunerazione e per l'altra metà un diritto esclusivo, le etichette potrebbero riguadagnare dagli artisti sul lato dell'esclusività di quest'ultimo. Se fosse solamente equa distribuzione non ci sarebbe modo per loro di recuperare i loro investimenti.”
E aggiunge: “ Non voglio compiangere in questa sede le etichette e non ho intenzione di farlo in futuro. Ma allo stesso tempo vogliamo che le case discografiche continuino ad esistere, vogliamo solo che cambino modelli di business e che siano più corretti nei confronti degli esecutori.”
Quindi a tutti i performer là fuori: probabilmente vorrete interessarvi e registrarvi all'organizzazione che si occupa dei vostri diritti nel vostro paese. Se avete suonato in un disco di successo, sicuramente vi ripagherà.
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