Come usare i dati online per pianificare una tournée
- Gideon Gottfried
- 12 maggio 2016, giovedì
Ogni passo che fai in Rete lascia il segno. Più bravo sei a interpretare questi segni, più velocemente raggiungerai l'obiettivo che ti eri prefissato. Ogni volta che un fan scarica le tue canzoni o le ascolta in streaming, o ancora compra un biglietto per un tuo concerto, rivela qualcosa di sé. Lo stesso accade quando mette "Mi piace" sulla tua pagina Facebook.
Soprattutto i dati di geolocalizzazione sono preziosi se devi organizzare un tour. Spotify Fan Insights, Facebook Insights, Soundcloud Stats, YouTube Analytics: ognuno di essi ti dice qualcosa sulla provenienza del tuo pubblico.
Amici, dove siete?
Dopo aver parlato con Nikoo Sadr di MusicAlly siamo in grado di darvi qualche suggerimento pratico. Sadr è esperta di social media e, tra le altre mansioni, in MusicAlly promuove gli artisti. Ha seguito l'ascesa, per esempio, di Firebeatz, duo olandese di DJ che ha scoperto di avere un largo seguito in Messico proprio attraverso le statistiche sui social media. La stella americana del country Hunter Hayes ha organizzato le tappe del suo tour in base alla provenienza degli streaming totalizzati su Spotify.
Persino veterani come gli Iron Maiden fanno affidamento sui dati: dopo aver scoperto che in Brasile le loro canzoni venivano scaricate illegalmente, ci hanno suonato ottenendo che un pubblico non pagante fosse messo nella condizione di spendere soldi per un concerto. Stando a Rolling Stone la sola esibizione di San Paolo nel 2013 ha prodotto introiti per 2,5 milioni di dollari.
Anche se gli Iron Maiden appartengono a una nicchia che si discosta dal musicista tipo più popolare, il principio è lo stesso: se sai dove stanno di preciso i tuoi fan, ti sarà più facile raggiungerli. Spotify Insights è un ottimo strumento per capire in quali città la tua musica ottiene più streaming. Tuttavia potresti non essere conosciuto abbastanza da sfruttare l'effetto traino garantito dai maggiori servizi di streaming. Per fortuna, Bandcamp e Bandpage offrono all'artista neofito una panoramica del proprio pubblico, e lo stesso vale per Soundcloud e YouTube.
Le statistiche calcolate sugli streaming sono più affidabili rispetto a Facebook perché mostrano nero su bianco quando i fan ascoltano effettivamente la tua musica, cosa che un "Mi piace" messo su Facebook non può fare. Tuttavia anche i "Like" danno un orientamento indicativo al punto che quelli comprati, provenendo solitamente da Paesi esotici, sono ormai facilmente individuabili.
Questa è buona musica!
Ora che sapete dove si trovano i vostri fan dovrete trovare il posto adatto alle vostre esigenze. Non troppo grande, né troppo spartano. Non sarebbe bello poter accedere a un database che raggruppi tutti i locali e i palchi che vale la pena calcare? Tom Hodgson e Oli Steadman – che probabilmente conoscerete come il bassista degli Stornoway – hanno pensato la stessa cosa e hanno fondato Tigmus (che sta per ‘this is good music’).
“Ci piace descriverlo come una piazza virtuale dove artisti e promoter si incontrano,” spiega Hodgson. Attualmente sono registrati più di 900 palchi in tutta Europa, la maggior parte dei quali nel Regno Unito, ma il numero aumenta di continuo. Gli artisti cercano su Tigmus il palco perfetto e a loro volta organizzatori e agenti iscritti al portale possono andare alla ricerca di artisti da accogliere.
Tigmus attinge costantemente ai dati con cui sta sviluppando alcuni algoritmi di uso pratico. Ci spiega Hodgson: “Quando un artista si registra su Tigmus, lo spingiamo a integrare la sua pagina Facebook e a usare i dati ricavati per delineare il suo pubblico, che viene poi mappato nel nostro database dei luoghi da concerto. Così se sei un artista e vuoi suonare, che so, a Manchester, Tigmus rielaborerà tutti i dati a disposizione per farli corrispondere al palco dalla dimensione giusta per il tuo concerto, nella località perfetta dove farlo: per farti capire, non ti conviene bussare alla porta del Ritz di Manchester se lì hai un seguito limitato.”
Tigmus non si limita a garantire che i musicisti suonino nei posti con le giuste dimensioni: contribuisce anche a togliere un grosso peso dalle spalle degli organizzatori, sempre alle prese con le richieste di chi si intestardisce nel voler suonare sulla stessa scena calcata dai propri idoli, senza tuttavia possedere la capacità di riempire le varie Brixton Academy sparse nel mondo.
Maggiore è il numero di palchi e artisti registrati su Tigmus, più consistente è la mole di dati analizzabili dall'applicazione. Secondo Hodgson e Steadman con Tigmus sarà presto possibile selezionare automaticamente artisti appartenenti a una particolare area accomunati dalla stessa identità musicale, per arrivare addirittura a suggerire ai promotori di un concerto l'intera lineup. Dice Steadman: “Spesso i palchi principali dispongono di luoghi di scena secondari che possono ospitare da 150 a 400 persone - spazi quasi sempre inutilizzati o sottoutilizzati. Noi aiutiamo gli organizzatori a ottimizzarli per spingere gli introiti. E con Tigmus facciamo loro risparmiare tempo.”
Tigmus percepisce una commissione sul compenso dell'artista, né più né meno come un agente classico; si tratta, per essere esatti, del 10% quando un agente prende di solito una percentuale compresa tra il 15% e il 20%. L'altra fonte di guadagno di Tigmus proviene dalla vendita dei biglietti per i concerti: Hodgson e Steadman non condividono però la modalità di servizi come quello offerto da Gigstarter, dove un'esibizione viene prenotata solo dopo aver venduto un numero sufficiente di biglietti.
Dipende da te
Ve la ricordate, Gigstarter? Come già detto, questa app permette ad artisti, manager, agenti e case discografiche di vendere biglietti prima di pianificare l'itinerario di una tournée. In teoria in questo modo si dovrebbero ridurre i rischi, dal momento che gli utilizzatori saprebbero in anticipo in quali città abbiano fatto il tutto esaurito. Donal Scannell, fondatore di Gigstarter, che abbiamo intervistato due anni fa quando era in fase di lancio, ha capito che per l'industria musicale uno strumento come questo non ha alcuna utilità. Oggi pensa di aver “creato una soluzione per un problema che non esisteva.”
L'industria usa infatti a proprio vantaggio questa situazione imperfetta; il modello attuale è inefficiente e ben disposto agli sprechi, e alla fine chi paga queste falle è l'artista. Tuttavia a quei sopra citati musicisti interessati solo a suonare sullo stesso palco dei loro idoli poco importa delle ultime meraviglie della tecnologia, anche se a ben guardare garantirebbero loro maggiori guadagni. E ad ogni modo anche l'industria musicale non vuole avere a che fare con roba rivoluzionaria che potrebbe minare i suoi affari. I rapporti tra promotori e agenti sono stati forgiati nel corso di decenni, e non rientra nei loro piani contribuire a cambiare un meccanismo che li vedrebbe presto soppiantati dalla tecnologia. Gigstarter era uno strumento promettente, specialmente per artisti emergenti: ma una volta raggiunto un certo livello, subentra l'industria con la sua logica del libretto degli assegni.
“Ognuno pensa per sé. Alcune azioni vendono meglio di altre, ma alla fine tutti accettano gli assegni offerti,” dice Scannell. Quando l'artista resiste e rimane idealista al punto di portare avanti un'idea come Gigstarter, solo allora è il momento di fare un passo avanti verso le nuove tecnologie e attraverso strade alternative. Ciò vale anche per Tigmus: dipende da te.
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